Maurizio di Puolo
 
     
 
   
  COSA VEDERE NEL BUIO? O COME

di Maurizio di Puolo

Maurizio Fagiolo dell'Arco è morto. Giorni fa. Tocca a me scrivere questa nota su Benedetta. L'ho fatto molte volte di scrivere al postodi Maurizio: certe volte non gli andava, certe volte non aveva tempo e così sono usciti tanti articoli a firma sua e testo (e tasti) miei. Allora ci divertiva; adesso è molto triste ma mi aveva detto quanto ci teneva al lavoro di B. e avevo visto la cura con la quale stava impaginando questo catalogo. E' andata così.

Non parlerò di sensazioni e stati d'animo (non lo avrebbe fatto neanche lui) perché la regola del nostro studio era di guardare le cose artistiche molto freddamente e, se possibile, di trovarne il lato ludico, il guizzo divertente, quella vaga presa per il culo che ogni artista da Caravaggio a de Chirico, da Bernini a Le Corbusier lascia trapelare fra i segni.

In questo catalogo di lavori recenti (e possono essere solo recenti) si vedono sculture che non lo sono, disegni preparatori che non lo sono e radiografie di esseri viventi che non sono la morte. E' indubbio (e da qui il fascino) del continuo giocare nella storia delle immagini fra ciò che appare e quello che realmente è, cioè tra quello che siamo e quello che diventeremo: la scoperta dei raggi X e quindi della possibilità di vedere "prima" quello che saremo poi diventa perciò un esorcismo, un modo di allungare la vita: appunto un vedere nel buio.

La bellezza, il fascino, la grazia del movimento, la complessità meccanica del corpo umano tutto questo scompare sulla lastra: il raggio esplora la vita "a prescindere" come direbbe Totò da quello per cui tutto è motivato. Il problema carrozzeria, la Gestalt della forma viene azzerato: nasce una bicicletta, la più magica macchina senza carrozzeria. La mostra di B. diventa come una mostra di biciclette: c'è solo struttura e si avverte la magia di un futuro processo di "rivestimento", di un futuro intervento di Pininfarina (o di Gesù). Ogni gesto: la falsa sirena con il pesciolino, lo specchio della Vanitas, un filo di perle, un anello fluttuano nel vuoto in attesa di una futura decorazione...

Le immagini radiografiche (e quindi gli scheletri) non portano più un messaggio di morte ma diventano un programma di costruzione della bellezza umana o naturale: non si tratta più di "come eravamo" ma di un "come saremo"... Cosa diventerà quella macchina di ossa? Una bella donna, un corpo atletico, un animale? Scompare sotto i raggi il problema del sesso (si sa ciufolo e gnocca non sono radio-opachi) e quindi anche l'amplesso futuro (odori, il sudato, le carni compresse e afferrate, il fiatone, lo smarrimento di un coito) appare qui come un programma di tiranti e puntoni, un problema architettonico di strutture contrapposte, un poligono funicolare: una lettura Gaddiana di un amore. Tutto meno che mortuario; e per questo le opere dovrebbero essere mostrate come fossero quelle tombe a pavimento dove l'immagine del defunto, logorata e lisciata da milioni di piedi è diventata un osso di seppia, un Brancusi automatico.

Non c'è commento nè vanno tentate interpretazioni da terza pagina: le immagini hanno la forza delle ricerche di Muybridge, della monetina abbandonata sulla lastra di Maria Curie, dell'orma di Venerdi sulla spiaggia... Stranamente - ma non tanto - è lo stesso processo che rivediamo nelle sculture: Benedetta fa apparire in una materia bianca (sogno, ectoplasma, bario, placenta) delle forme che "appaiono" come umane. E' l'esatto contrario - e quindi la stessa cosa - delle radiografie.

Come un processo meccanico la lastra, la tela ingessata, registra solo le forme, la carrozzeria, come quei teli elastici che coprono nei garages le macchine dormienti... la potenza del motore, la meccanica generale di una Ferrari scompaiono sotto il telo per riprodursi in un simulacro: s'intuisce tutto non vedendo niente:appunto vedendo nel buio.

Le citazioni e i riferimenti sono infiniti: ma perchè tentare sempre di spiegare il lavoro artistico come avendo paura di credere solo ai propri sensi? Chi produce arte o meglio "cerca" nell'arte questo processo l'ha già fatto: è tutto ormai nel suo disco rigido. Può piacere o non piacere; può far sognare o no, dipende. Io vedo biciclette e Ferrari.

MPD3005O2

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