Pablo Armando Fernández
 
     
 
   

 

 

INOCENCIA EN LA DESNUDEZ

Para Benedetta Bonichi,
por su obra.


Todo tiende al cuidado del secreto simbólico.
El agua limpia, clara, transparente,
cubre el suelo que alberga su fluir.
Nos sorprende en las nubes, que guardan
en silencio su carga,
hasta hacerla caer en diluvios torrenciales.
La hierba como el agua se apodera del suelo.
Las hojas visten ramas con esplendor que atrae,
la flor con sus colores y aromas pronostica
el fruto, que en su seno oculta la semilla.
Señales procreadoras escondidas,
tal es la fascinante creación.

¿Cobertura y silencio, qué ocultan? ¿Azuzan
la curiosidad inserta en la imaginación?
Los elementos naturales, todos, animan
sus características, virtud que nos inclina
a conocer lo germinativo, que en retoños
reafirma continuos nacimientos.
Aureolas milagrosas centellean
en torno a seres elegidos para cumplir
los dones conferidos a una estirpe
predestinada al arte, que libre expone gestos
de la Luz, reveladora de la desnudez
en lo pintoresco y abre la puerta.

En uno de los tallos del gran árbol Boniche
aparece Claudio, destinado a develar
qué oculta de sí lo espiritualizado.
En la punta del tallo se abrirá una flor,
y sobre ella reposa
la imagen inicial que otorga vida:
la mujer, ejemplar de lo celeste.
Benedetta Boniche , espíritu y corazón,

en busca de lo ideal en la criatura humana,
cuidando no estropear lo secreto simbólico,
se acerca a la sublimidad de las maravillas
que esparcen las esencias del amor.

Benedetta nos muestra a la mujer,
irradiante de vida, entre el cielo y la tierra,
como el canto del ave en pleno vuelo.
Se la ve como el agua transparente,
como cumbres distantes, fresca aroma
de las flores en el soñado Edén.
¿Eva? Antes de probar la manzana,
aún inmaterial como un espíritu.
Benedetta, que penetra lo oscuro
lleva a la conciencia de la imagen
recreada, lo natural visible,
en su interior esplenden misteriosas diademas.

Para entrar en lo oculto, Benedetta
recurre a las raíces del gran árbol Boniche,
que penetran honduras insondables.
En remotas etapas sus ancestros,
dentro y fuera de sí, peregrinaron
sendas de luz en las artes plásticas,
que ahora ella recorre,
inmersa en el reconocimiento
de las evoluciones estéticas
desde lo prehistórico al presente.
Para alcanzar esas profundidades,
se le impone la desnudez natal.

He ahí, la figura corporal, humana,
entrañables configuraciones entrelazan
formas simbólicas espiritualizadas
por las sutiles esencias del universo.
Benedetta desea conocer experiencias
de las especies que la antecedieron.
Se aventura en el agua y se torna sirena.
La danza la atrae y la impulsa a fijar
sus signos en imágenes plásticas.
La desnudez ejerce su poder
mágico, y ella ha de alcanzar el modo

de hacer lo sensualista, reveladora imagen.

El lenguaje del alma en sus Cantares
penetra la desnudez y el silencio
en el dibujo para que alcancemos
su íntima armonía
“la palabra de la Esperanza de oro”.
Desnudos aparecen los amantes
en el baile y el beso, voluptuosa ternura,
gestos de la inocencia en el amor.
No creo aventurarme al concebir
a Benedetta uniendo su visión
a las sibilas de la antigüedad,
que anuncian la llegada de Jesús.

De un siglo a otro artistas han expuesto
sufrimiento, alegría, vida y muerte.
Dice Honorio de Autun: “toda criatura es
la sombra de la verdad y la vida.”
Benedetta nos deja verla en una luz llena
de misterio, Jesús crucificado
sintetiza la vida activa y contemplativa.
Ante el enviado de Dios, la mujer se levanta,
arregla sus cabellos y se presta
a lucir las perlas de su collar, que la elevan
en vuelo hacia los pies del Redentor.

La piedra, el metal, sepultos o expuestos
a la intemperie, aun en la escultura,
no aceptan se les cubra, permanecen desnudos.
En la desnudez, los dones del cuerpo
y del alma sustentan la inocencia.
El gran árbol Bonichi, todo esplendor,
impulsa sus raíces y tallos retoñados
para que verdad y vida se acojan
a su sombra, flores inmarcesibles.
Y la desnudez, en la obra de Benedetta,
nos muestre en la inocencia, su fulgor de esperanza,
toda magia en la sombra y en la luz.

Pablo Armando Fernández

Colombia, septiembre, 2008

Innocenza nella nudità.  
Tutto tende all'aver cura del segreto simbolico.
L'acqua limpida, chiara, trasparente,
ricopre il suolo che alberga il suo fluire.
Ci sorprende tra le nubi, che serbano in silenzio
il loro carico, fino a farla cadere in diluvi torrenziali.
L'erba come l'acqua si impossessa del terreno.
Le foglie vestono i rami con uno splendore che attrae,
il fiore con i suoi colori e i suoi aromi pronostica
il frutto, che nel suo seno occulta il seme.
Segnali di procreazione nascosti,
così è l'affascinante creazione. 
Riparo e silenzio, cosa occultano?
Incitanola curiosità racchiusa nell'immaginazione?
Gli elementi naturali, tutti, animano
le sue caratteristiche, virtù che ci spinge
a conoscere il germinare, che in gemme
riafferma nascite continue.
Aureole miracolose scintillano
attorno ad esseri eletti per compiere
i doni conferiti ad una stirpe
predestinata all'arte, che libera espone gesti
della Luce, rivelatrice della nudità
nel pittorico e apre la porta. 
In una delle gemme del gran albero Bonichi
appare Claudio, destinato a svelare
cosa nasconde di sé lo spiritualizzato.
Al culmine della gemma
si aprirà un fiore,e sul fiore riposa
l'immagine iniziale che annuncia vita:
la donna, esempio del celeste.
Benedetta Bonichi, spirito e cuore,
in cerca dell'ideale nella creatura umana,
avendo cura di non storpiare il segreto simbolico,
si avvicina al sublime delle meraviglie
che diffondono essenze d'amore. 
Benedetta ci mostra la donna,
raggiante di vita, tra il cielo e la terra,
come canto d'uccello in pieno volo
La si vede come acqua trasparente,
cima distante fresco aroma di fiori
nel sogno dell'Eden.
Eva? Prima di provare la mela,
ancora immateriale come spirito,
Benedetta, che penetra l'oscurità
porta alla coscienza dell'immagine
ricreata, il visibile naturale,
in lei risplendono misteriosi diademi.
Per entrare nell'occulto, Benedetta
ricorre alle radici del gran albero Bonichi,
che penetrano profondità insondabili.
In remote tappe, i suoi antenati,
dentro e fuori di sé, peregrinarono
su sentieri di luce nelle arti plastiche,
che ora è lei a percorrere,
immersa nel riconoscimento
delle evoluzioni estetiche
dal preistorico al presente.
Per raggiungere quelle profondità,
si impone la nudità totale.
Eccola, la figura corporea, umana,
intime configurazioni intrecciano
forme simboliche spiritualizzate
dalle sottili essenze dell'universo.
Benedetta desidera conoscere esperienze
della specie che l'hanno preceduta.
Si avventura nell'acqua e ne ritorna sirena.
La danza la attrae e le dà l'impulso per fissare
i suoi segni in immagini plastiche.
La nudità esercita il suo potere
magico, e lei deve raggiungere il modo
di ottenere la sensualista, rivelatrice immagine. 
Il linguaggio dell'anima nei suoi "Cantares"
penetra la nudità ed il silenzio
nel disegno affinché si possa raggiungere
la sua intima armonia,"la parola della Speranza d'oro".
Nudi appaiono gli amanti
nel ballo e nel bacio, voluttuosa tenerezza,
gesti dell'innocenza nell'amore.
Non credo di avventurarmi nel concepire
Benedetta unendo la sua visione
alle sibille dell'antichità,
che annunciano l'arrivo di Gesù. 
Da un secolo all'altro artisti hanno esposto
sofferenza, allegria, vita e morte.
Dice Honorio de Autun: "ogni creatura è
ombra di verità e di vita".
Benedetta lascia che la si veda
in una luce piena di mistero, Gesù crocifisso
sintetizza la vita attiva e contemplativa.
Dinanzi all'inviato di Dio, la donna si alza,
si aggiusta i capelli e si appresta

a lucidare le perle della sua collana, che la

sollevano in volo ai piedi del Redentore. 
La pietra, il metallo, sepolti o esposti
alle intemperie, persino nella scultura,
non accettano che li si copra, rimangono nudi.
Nella nudità, i doni del corpo
e dell'anima nutrono l'innocenza.
Il gran albero Bonichi, tutto uno splendore,

impulsa le sue radici e le sue gemme germogliate

affinché verità e vita vengano accolte
nella sua ombra,
fiori che non possono marcire.
E la nudità, nell'opera di Benedetta,
ci mostri nell'innocenza, il suo fulgore di speranza,
la magia nell'ombra e nella luce.
Pablo Armando Fernández

Colombia, septiembre, 2008

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