Flavia Matitti
 
     
 
   
ORE PICCOLE - Ombre del desiderio

di Flavia Matitti

Eppure nell'uso che ne fa Benedetta la radiografia appare piuttosto come uno scandaglio gettato nell'abisso dell'inconscio, dal quale riaffiorano immagini archetipali, sogni, paure, desideri. Le sue figure, perciò, si possono considerare innanzitutto personificazioni della sensualità e della passione, cosi come lo erano la Gradiva nel racconto di Wilhelm Jensen che tanto colpì Sigmund Freud, o la Ninfa raffigurata dal Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni a S. Maria Novella a Firenze, che ossessionò Aby Warburg nel suo ruolo di "psicostorico" della civiltà occidentale. Anzi, proprio sulla scorta di Warburg, verrebbe fatto di includere le radiografie di Benedetta tra le Pathosformeln, ossia tra quelle ”formule di pathos" che dall'antichità riemergono periodicamente a distanza di secoli, migrando da un luogo all'altro, assumendo forme diverse, ma conservando inalterata la loro energia vitale.

Le sue radiografìe appaiono infatti come ritratti di persone vive, in cui il pensiero si fa gesto e il gesto è strutturato sul corpo. Ecco perché i suoi scheletri non hanno nulla di macabro, dì morboso, di esibito, come invece avviene spesso nella cultura romantica e simbolista - e di recente nelle radiografie di Wim Delvoye e Robert Gligorov - piuttosto discendono da quegli scheletri vitalissimi e indaffarati che nei monumenti funebri Bernini atteggiava come gli attori di teatro. E semmai possono avere un precedente ideale nell'autoritratto radiografico che Meret Oppenheim, musa del Surrealismo, si fece nel 1964, di profilo, con indosso dei vistosi orecchini, una collana e le mani inanellate giunte davanti a sé. Osservando i personaggi delle sue radiografìe si colgono spesso echi o esplicite citazioni dall'arte del passato: dal mondo antico al Rinascimento, da Bernini a Velàsquez, da Scipione a Bacon, per giungere fino al cinema in bianco e nero - altra grande passione di Benedetta - alla fotografia e al fumetto.

Del resto proprio in quanto Pathos formeln le sue radiografie appartengono a quella categoria di immagini che sappiamo riposare, latenti, in ciascuno di noi, ma che l’artista è in grado di risvegliare, restituendo loro, attraverso una nuova forma, anche una nuova vita. Per questa ragione nelle sue immagini non solo affiorano spesso richiami all'arte del passato, ma vediamo perfino materializzarsi alcune creature fantastiche e mitologiche, come la sirena o la donna-polipo, nelle quali coesistono invenzione e retaggio di un mondo arcaico e primordiale.

Da: [Benedetta Bonichi - Ombre del desiderio - ORE PICCOLE - Anno II, N.4, Gennaio 2007, pag. 32

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